Grazzano Visconti è un piccolo borgo emiliano, noto per il suo affascinante castello e per il clima medievale che lo contraddistingue. Passeggiando tra le viuzze è facile imbattersi in scorci suggestivi di case o in una delle diverse botteghe artigianali specializzate nella lavorazione del ferro battuto.
Il castello di Grazzano Visconti si trova con precisione in provincia di Piacenza, ed ufficialmente fa parte del comune di Vigolzone. L’edificio risale al 1395 su concessione del signore di Milano, Gian Galeazzo Visconti, come dono di nozze per la sorella Beatrice, andata in sposa a Giovanni Anguissola, nobile di Piacenza. Ci vollero però diversi secoli prima che la struttura tornasse sotto la proprietà dei Visconti di Modrone. Ciò, infatti, avvenne nel 1870.
Come nasce il borgo?
Vista del borgo.
Il Duca Giuseppe Visconti di Modron(1879 – 1941) ereditò il castello (in stato di rovina) dal padre. Affascinato dalla bellezza di questo bene architettonico, decise di risistemarlo e farne un luogo dove poter vivere lontano dai rumori della città.
Egli diede vita a tutti gli effetti ad un piccolo borgo medievale.
Si dedicò alla coltivazione della terra e all’artigianato; rivestì il posto con quei sapori ed odori tipici del periodo medievale.
La struttura subì delle consistenti modifiche: venne consolidata e sollevata; la torre d’angolo a nord-est, originariamente cilindrica, fu ritrasformata in quadrangolare. Gli arredi vennero cambiati in modo tale da intuire quanto Giuseppe fosse un grande appassionato di musica, e per questo sostenitore del Teatro alla Scala.
Vista attuale del castello.
Ingresso al castello:
Sabato: ore 11,00 – 14,00 – 15,00 – 16,00. Domenica: ore 11,00 – 14,00 – 14,45 – 15,30 – 16,15. Nelle festività o in giorni di particolare affluenza, gli orari possono subire delle variazioni. In tal caso, per consultare il sito ufficiale del castello clicca qui.
«Noi non ci incontriamo per bere e mangiare, ma per bere e mangiare insieme».
Plutarco Steve McCurry ha firmato e scattato alcune tra le foto più iconiche del nostro tempo. Tre anni fa la sua mostra, da tutto esaurito al botteghino sul tema che gli è tanto caro del ritratto di donna (l’Afghan girl, Sharbat Gula, fotografata in un campo profughi nel Pakistan del 1984 pubblicata dal National Geographic è la foto che indubbiamente gli ha dato più notorietà) era arrivata anche a Forlì, nelle sale dei Musei di San Domenico.
L’Afghan girl, Sharbat Gula
Dopo tre anni di assenza, il celebre fotografo vincitore per ben quattro volte del World Press Photo, ritorna nella città romagnola con una mostra dedicata al cibo. Circa 80 scatti, per la maggior parte mai esposti e stampati ora per la prima volta, conducono il visitatore in un viaggio fotografico tra Europa, Asia e America Latina. L’approccio è sempre quello antropologico che caratterizza McCurry, impegnato a raccontare per immagini, la bellezza della diversità. E in questo sistema il cibo diventa elemento universale per fare un giro del mondo attraverso modi di produzione, trasformazione e consumo, con particolare riferimento all’urgenza di contrastare gli sprechi, richiamando il diritto ad un’equa distribuzione delle risorse.
Nell’allestimento ideato da Peter Bottazzi le immagini sono accompagnate da video e scenografie, per vivere un’esperienza emozionale ed immersiva. Cinque sono le sezioni che seguono il ciclo di vita del cibo: tra scatti che mettono al centro la figura umana e altri che lasciano parlare gli odori, i colori, gli umori del cibo attraverso mercati, campi, luoghi di produzione e trasformazione della materia prima.
“Ogni fotografia di Steve McCurry cerca l’universale nel particolare – afferma la curatrice Monica Fantini – questo vale sia per le figure commoventi che consumano un pasto nella solitudine e nel dolore, sia per i frammenti di mercati in cui i pesci, la frutta e le spezie si fanno odori, suoni, sapori e partecipazione emotiva a una realtà che, nelle differenze, riporta all’uguaglianza degli esseri umani.”
Cibo è visibile a Forlì dal 21 settembre e lo sarà fino al 6 gennaio all’interno del Festival del Buon Vivere. Nel 2020 la mostra arriverà anche in altre città d’Italia e del mondo. Mentre in contemporanea, dal 13 settembre, le Gallerie Estensi di Modena ospitano un’altra mostra di McCurry, dal titolo Leggere, con l’allestimento di Biba Giacchetti e i testi di Roberto Cotroneo.
Informazioni mostra:
Sede: Forlì, Musei San Domenico, Piazza Guido da Montefeltro 12.
Orari:
Apertura: dal martedì alla domenica dalle ore 9.30 alle 19.00. La biglietteria chiude un’ora prima.
Chiusura: tutti i lunedì e il 25 dicembre ad eccezione del 6 gennaio
Aperture straordinarie: 24 e 31 dicembre dalle 9.30 alle 13.30. 1° gennaio 2020 dalle 14.30 alle 19. Il 26 dicembre dalle 9.30 alle 19.
Biglietti:
Intero: 12,00 euro
Ridotto: 10,00 euro
Convenzioni attive: Titolari Romagna Visit Card (RVC), Titolari Card Musei Metropolitani Bologna, Possessori biglietto di ingresso del MAF Forlimpopoli Soci Coop, Titolari di Conad Card.
Il BIGLIETTO INTEGRATO è valido per l’ingresso alla mostra e ai musei della Città (San Domenico e Palazzo Romagnoli).
Speciale: € 5,00 (per scolaresche delle scuole primarie e secondarie, bambini dai 6 ai 14 anni).
Biglietto speciale aperto: € 13,00 (Visiti la mostra quando vuoi, senza date e senza fasce orarie; puoi regalarlo a chi desideri).
Biglietto speciale famiglia 2 adulti e 1 bambino: € 24,00
Biglietto speciale famiglia 2 adulti e 2 bambini: € 26,00
Gratuito: per bambini fino ai 6 anni, un accompagnatore per ogni gruppo, diversamente abili con accompagnatore, due accompagnatori per scolaresca, giornalisti con tesserino, guide turistiche con tesserino.
Visite guidate (su prenotazione per gruppi di max 25 persone): Scuole e gruppi di diversamente abili € 55,00 (stima durata visita 1 h.), gruppi € 90,00 (stima durata visita 1 h.), in lingua € 110,00 (Inglese e Francese). Diritto di prenotazione: € 1,50 per i biglietti: intero, ridotto, gruppi; € 1,00 per i biglietti: ridotto speciale, scuole.
Visite guidata ad aggregazione libera: € 5,00 a partecipante oltre al regolare biglietto di ingresso. Tutti i giovedì alle 16.30 e i sabati alle 15.30 visite guidate per visitatori singoli e piccoli gruppi senza prenotazione. Ritrovo almeno 20 minuti prima della visita guidata presso la biglietteria della mostra
San Marino, nota ufficialmente con il nome Serenissima Repubblica di San Marino, è uno Stato situato nel centro-nord della penisola italiana, al confine tra le regioni dell’Emilia-Romagna (provincia di Rimini) e delle Marche (provincia di Pesaro e Urbino).
Qui vi sono circa 33.000 abitanti, che risiedono in un territorio di 61,19 km².
In pochi sanno che a partire dal 2008 il centro storico della Città di San Marino e il Monte Titanosono stati inseriti dall’UNESCO tra i patrimoni dell’umanità in quanto “testimonianza della continuità di una repubblica libera fin dal XIII secolo”.
Vista del centro storico della Città durante una festività locale.
La storia di San Marino:
La tradizione fa risalire la sua fondazione al 3 settembre 301 d.C., quando San Marino, un taglia pietre dalmata dell’isola di Arbe fuggito dalle persecuzioni contro i cristiani dell’imperatore romano Diocleziano, stabilì una piccola comunità cristiana sul Monte Titano, il più alto dei sette colli su cui sorge la Repubblica.
Monte Titano.
L’organizzazione statale fu inizialmente incentrata sulla figura dell’abate feudatario. Successivamente si passò all’autogoverno, che a partire dall’anno 1000 venne esercitato dall’assemblea di tutti i capi famiglia, chiamata Arengo. Quest’ultima deteneva i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario. Tuttavia, la crescita delle dimensioni della comunità rendeva ingestibile un organo decisionale così ampio: così, nel XIII secolo vennero create delle assemblee politiche (il Consiglio dei LX e il Consiglio dei XII).
Nel 1243 venne introdotta la figura dei capitani reggenti che svolgevano le funzioni di Capi di Stato.
Data fondamentale è l’8 ottobre 1600, giorno in cui è stata promulgata la prima Costituzione scritta, le Leges StatutaeSancti Marini.
All’inizio del Secolo XVII, inoltre, venne stipulato un accordo di protezione con lo Stato della Chiesa.
Un’indipenenza a rischio:
L’indipendenza di San Marino è stata messa in pericolo più volte:
Nel 1503Cesare Borgia occupò la Repubblica per dieci mesi sino alla morte del padre, papa Alessandro VI. In un secondo momento, nel 1739, il tentativo di annessione allo Stato della Chiesa ad opera del cardinale Alberoni, fallì grazie all’intervento delle potenze estere dell’epoca. L’ultima occupazione del Paese avvenne nel 1944 ad opera delle truppe tedesche e della Repubblica Sociale Italiana in ritirata e successivamente dagli Alleati, che lo occuparono per 3 mesi.
La vicinanza di Napoleone:
La nazione è stata riconosciuta dalla Francia di Napoleone nel 1797 e da altri Paesi europei al Congresso di Vienna del 1815. Lo stesso Bonaparte offrì ai sammarinesi di estendere i loro confini al mare. La proposta fu gentilmente rifiutata e nella lettera di risposta il Reggente Antonio Onofri:
“la Repubblica di San Marino, contenta della sua piccolezza non ardisce accettare l’offerta generosa che le viene fatta, né entrare in viste di ambizioso ingrandimento che potrebbero col tempo compromettere la sua libertà”.
Ciò permise alla Repubblica di non essere assimilata dall’alleato francese nel Congresso di Vienna.
Montegridolfo è un comune italiano con poco più di 1.000 abitanti in provincia di Rimini in Emilia Romagna. Il suo territorio si trova in prossimità del confine con le Marche.
Ingresso del borgo
Il centro abitato è elevato a quasi 300 metri di altezza rispetto al livello del mare.
La sua storia parla di un borgo circondato da delle mura su cui da un lato si erge una torre che aveva il compito di attrezzarlo difensivamente.
Infatti, Montegridolfo nel corso dei secoli si è sempre trovato in mezzo agli interessi del Ducato di Montefeltro e di quello dei Malatesta per via della sua posizione di confine.
Nel 1500 passò sotto il controllo di Cesare Borgia, per poi tornare ai Malatesta che lo vendettero a Venezia. Successivamente diventò proprietà dello Stato Pontificio.
Cosa vedere a Montegridolfo?
La chiesa di San Rocco èsituata appena fuori dalle mura. Vi si possono ammirare tre dipinti della Madonna con Bambino con i santi Rocco e Sebastiano eseguiti in epoche differenti.
Il Museo della Linea dei Goti, in cui sono esposte armi e cimeli vari degli eserciti contrapposti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Il Santuario della Beata Vergine delle Grazie, situato a Trebbio (frazione di Montegridolfo). Un noto luogo di culto dove si può visionare un quadro di Pompeo Morganti da Fano, realizzato nel 1549, raffigurante l’apparizione della Madonna.
Cosimo Guarini per L’isola di Omero
“Cambiano cielo, non animo, coloro che corrono al di là del mare”.