Márquez racconta un amore che sfida gli eventi ed il tempo. Dopo 51 anni, nove mesi e 4 giorni Florentino, il protagonista, si presenta davanti alla sua amata, Fermina, per dichiararle il suo amore.
I due si erano conosciuti da giovanissimi, quando lui aveva 18 anni e lavorava come telegrafista, e lei ne aveva 13. Il loro sarà unrapporto epistolare svolto di nascosto dal padre della ragazza. Quando quest’ultimo verrà a conoscenza del rapporto che dura già da mesi, affronterà il giovane e sposterà la figlia in un’altra scuola, in modo da farle frequentare un ambiente differente in un’altra città. Il padre della giovane donna non approverà mai questo amore che sta nascendo.
Quando Fermina tornerà a casa farà finta che Florentino non sia mai esistito. Per lei il loro rapporto non è più lo stesso. A questo punto l’uomo, ancora innamorato, viene colto da una delusione perché non riesce a spiegarsi come mai ciò possa esser avvenuto.
Gabriel José de la Concordia García Márquez (Aracataca, 6 marzo 1927 – Città del Messico, 17 aprile 2014).
È inspiegabile in effetti pensare a come un amore passionale si sia raffreddato in un battito di ciglia. È un aspetto che lascia perplessi.
Bisogna considerare però che il romanzo è ambientato nei Caraibi del XIX sec. In questo contesto il ruolo della donna era sicuramente subalterno a quello dell’uomo. La volontà di Fermina non si era semplicemente allineata a quella del padre, ma era diventata la medesima.
Come ogni grande storia d’amore, però, il sentimento puro vince su tutto. Esso va oltre le persone, oltre il tempo, oltre cose.
Cresciuto in Cile con cinquemila chilometri di costa, perSepúlvedail mare è sempre stato a portata di mano, come una presenza costante. Sicuramente fonte di ispirazione, esso è il segno che contraddistingue i paesi latini e mediterranei. Quei paesi che spesso vengono definiti o pensati come possessori di un’anima calda, piena di natura, e carica di poesia.
Luis Sepúlveda (Ovalle, 4 ottobre 1949 – Oviedo, 16 aprile 2020).
Lo scrittore cileno, durante la propria esistenza, si è fatto carico di questo significato traducendolo in oro letterario. Ha viaggiato e scritto molto, venendo ricordato per aver dato vita ad alcune tra le opere con un maggiore significato sociale. Indimenticabile il suo Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare (1996), da cui due anni dopo è stato tratto il film La gabbianella e il gatto, che ha segnato positivamente l’infanzia di molte persone oggi adulte.
La storia della piccola gabbianella allevata dal gatto Zorba, porta con se diversi temi: la voglia di voler essere qualcun altro e poi successivamente di ritrovare se stessi; Il sentimento di non essere accettati da chi ci sta intorno; La collaborazione tra animali di specie diverse, così come quella che può avvenire tra le persone; La paura di non farcela, di non riuscire a spiccare il volo.
Sono tutti argomenti che trovano la loro massima esplicazione nella vita reale che ognuno di noi vive tutti i giorni. La grandezza di Sepúlveda è stata quella di trattare pensieri complessi in modo semplice, arricchendo le nostre anime, facendoci riflettere.
La sofferenza, la lotta politica, e l’amore per la moglie Carmen.
Luis Sepùlveda incontra Carmen Yanez nel 1968, quando alla guida del Cile c’era ancora il socialista Salvador Allende. Carmen aveva appena 15 anni e dopo soli tre anni anni decidono di sposarsi a Santiago del Cile. Dopo la nascita del primo figlio, un feroce colpo di Stato mette fine alla presidenza di Salvador Allende, instaurando il regime di Pinochet. Per entrambi comincia un periodo di clandestinità, arresti, torture e repressione. Sepúlveda lascia il Cile nel 1977, Carmen quattro anni dopo. Le loro vite si separano. Lui si trasferisce in Germania e lei in Svezia. Ma il destino li riunisce nel 1996, nella Foresta Nera. Pochi giorni dopo partono per Parigi e nel 2004, a Gijón in Spagna, si sono risposati.
Sopravvissuti al regime di Pinochet, alla violenza inaudita della sua dittatura e persino alle torture in carcere, Luis Sepùlveda e la moglie Carmen Yanez (divenuta una poetessa) hanno combattuto insieme contro un nemico comune: il coronavirus. Ma, questa volta, Luis non ce l’ha fatta.
Uniti da un filo indissolubile che intreccia i loro destini da sempre, Luis e Carmen sono la rappresentazione perfetta della forza dell’amore di fronte a qualsiasi ostacolo. Prima costretti all’esilio, poi separati per diversi anni e infine ricongiunti, la storia d’amore sembra uscita da un romanzo, proprio come recita una poesia di Sepùlveda, dal titolo La más bella historia de amor.
Luis insieme alla moglie Carmen Yanez.
L’ultima nota del tuo addio mi disse che non sapevo nulla e che arrivavo al tempo necessario di imparare i perchè della materia. Così, fra pietra e pietra seppi che sommare è unire e che sottrarre ci lascia soli e vuoti. Che i colori riflettono l’ingenua volontà dell’occhio. Che i solfeggi e i sol raddoppiano la fame dell’orecchio Che è la strada e la polvere la ragione dei passi.
Che la via più breve fra due punti è il giro che li unisce in un abbraccio sorpreso.
Che due più due può essere un pezzo di Vivaldi. Che i geni gentili stanno nelle bottiglie di buon vino.
La donna leopardoè un romanzo cheAlberto Moravia (1907-1990) scrisse durante gli ultimi due anni della propria vita. Venne pubblicato dopo la sua morte, nel 1991.
Di questo titolo ne aveva parlato con gli amici fin dai primi mesi di lavoro, come gli era accaduto in altre situazioni simili. Non parlava però del contenuto o del tema del romanzo, e anche questo rientrava nel suo costume. Teneva alla segretezza del propria officina: da buon artigiano, pensava al risultato finale. Ogni procedimento per arrivare al risultato non riteneva fosse interesse oggettivo; riguardava lui solo, la propria tenacia, e la propria fatica di scrittore.
La donna leopardo è una storia di gelosia profonda che riguarda due coppie: il giornalista Lorenzo, sua moglie Nora, la signora Ada e il marito Flavio Colli. Quest’ultimo è un imprenditore che finanzia il giornale per il quale Lorenzo lavora.
Entrambe le coppie, anche se in modo differente, si mostrano fragili: Colli si avvicina a Nora, che sembra ricambiare; Lorenzo osserva titubante l’evolversi della situazione. Ada ripete più volte d’esser innamorata del marito, ma al contempo propone al giornalista di tradire i rispettivi coniugi ricambiandoli con la stessa moneta ricevuta, ovvero il tradimento; anche se non hanno le prove che questo stia effettivamente avvenendo.
Il tutto verrà aggravato da un viaggio in Africa, in cui i quattro protagonisti si recheranno per motivi di lavoro che riguardano i due uomini. Come si concluderà la vicenda?
Ci sarà un Ménage à quatre?
I motivi di gelosia di Lorenzo e Ada saranno giustificati?
La vicenda de La donna leopardo è stata riportata a teatro in occasione del trentennale dalla morte di Moravia. Nella foto i protagonisti sul palco: Valentina Banci, Olivia Magnani, Daniele Natali e Paolo Sassanelli. Regia di Michela Cescon.
In questo libro la vita è metaforizzata in una immagine di donna la cui felinità e impenetrabilità sono i tratti salienti, e tale femminilità e impenetrabilità trovano completamento nella proiezione di un paesaggio tanto più fascinoso quanto più impenetrabile, l’Africa nera.
I dubbi che assalgono Lorenzo durante le notti del soggiorno africano sono assillanti. Il celato complesso di inferiorità che avverte dal fatto che sua moglie possa averlo tradito con un un suo superiore, non è un aspetto irrilevante. E soprattutto egli si incolpa di aver presentato lui stesso e volutamente la propria coniuge all’imprenditore.
Ma la domanda che il lettore si può porre al termine del libro è se veramente egli sia innamorato della moglie, o se tale gelosia derivi dal fatto di non esser più preso in considerazione da qualcuno. È questo, insomma, un dilemma che va oltre l’opera letteraria e che sicuramente interessa un gran numero di coppie moderne.
Tra i più famosi dipinti di René Magritte,Gli amanti o Les Amants risale al 1928 ed oggi conservato al Moma di New York.
I protagonisti del quadro sono un uomo e una donna ritratti mentre si baciano. I volti degli attori principali sono coperti da un telo bianco, i cui panneggi riecheggiano ai drappeggi delle divinità dell’arte classica.
L’immagine, senza particolari dettagli che ne definiscono l’identità dei personaggi, rappresenterebbe l’impossibilità dei due protagonisti di esprimere il sentimento amoroso, comunicato tramite il gesto del bacio.
Gli amanti, R. Magritte.
Nella simbologia del bacio si espande la dimensione del pittore surrealista, da cui è possibile trarre due chiavi di lettura: un’impossibile espressione amorosa da una parte, mentre dall’altra l’illusione di un amore inespresso a causa della realtà.
Ecco che qui, dinanzi a questo bivio si interseca l’intenzione enigmatica attuata dal pittore per mezzo dei colori e degli elementi del quadro: il rosso, come simbolo di morte che può rifarsi ad una sorte di amore platonico tra un vivo e un defunto, accentuato dal vestito funereo del protagonista maschile, simbolo di lutto e di assenza.
Se i colori possono avere una connotazione negativa, gli elementi rappresentati, al contrario, assumono un carattere positivo: un amore che va oltre i limiti imposti dal mondo, un bacio che rompe le congetture, che supera tutto e che trova il suo posto nel mondo in un’epoca irrequieta e mutevole come quella del ‘900.
De Gli amanti esiste un’altra versione, sempre realizzata nel 1928, ma esposta alla National Gallery of Australia di Canberra.
Questa si discosta dalla prima per la posizione degli amanti che, in tal caso, sempre coperti dal telo si rivolgono allo spettatore, stagliati su uno sfondo verde rigoglioso.
Gli amanti, versione presente presso la National Gallery of Australia di Canberra.
Da entrambi i quadri si evince la forte influenza metafisica di De Chirico, e soprattutto dal quadro Ettore e Andromaca, dove anche lì, gli amanti sono impossibilitati a baciarsi e ad esprimere il loro sentimento.
Nel 1884 l’illustratore e pittore britannico Frank Dicksee diede vita ad un’opera che colpisce ancor oggi sensibilmente per la passione che attraversa i soggetti rappresentanti. La storia d’amore ritratta in questo dipinto, collocato al Southampton City Art Gallery, è quella diRomeo e Giulietta.
L’arte visiva, come in molti altri casi nella storia dell’arte, si fonde con la letteratura avendo dato vita alla narrazione sviluppata da William Shakespeare a fine ‘500. I due amanti vengono fotografati sulla tela con gli occhi chiusi per essere completamente persi nel momento del bacio.
Romeo e Giulietta (1884), Frank Dicksee.
Il braccio di Giulietta afferra al collo il suo amante, anche se la mano dell’uomo cerca idealmente di contrapporsi. Nel dipinto è presente la frustrazione e la tragedia dell’intera opera letteraria. La passione è tale che Romeo non può nemmeno passare nella stanza prima di abbracciare la donna da lui amata.Rischiare TUTTO per amore è la massima espressione di devozione.
L’opera in questione risente fortemente dell’influenza romantica, tanto da richiamare immediatamente alla memoria capolavori comeIl bacio di Hayez.
Dicksee condivideva alcuni tratti stilistici e tematici della confraternita preraffaellita, raffigurando l’amore tra Romeo e Giulietta in toni realistici ma che al tempo stesso contengono una sfumata cifra di incanto, il segno dell’idillio della loro passione e della loro innocenza, evocate anche cromaticamente dal colore d’abiti della coppia.
Frank Dicksee (1853-1928).
Le piante in primo piano vogliono probabilmente sottolineare la naturalezza con cui gli amanti si sono reciprocamente concessi. Nella sua magnificenza, il palazzo retrostante non incombe nè accoglie, ma si rivela in una dimensione sospesa che non è nessuna delle due cose ma allo stesso tempo rivela entrambe; mentre la città di Verona, che si lascia appena intravedere, è ancora solo un pallido e indegno sfondo che soltanto la passione dei due potrà redimere. La scena cerca di esprimere il senso più profondo dell’opera shakespeariana: superare gli ostacoli per amore, qualunque cosa accada.
Ci troviamo a Mesagne, un cittadina ricca di storia e di arte che si trova in Salento. Il paese è noto per il Castello Normanno-Svevo e per lo stile barocco che caratterizza le sue strutture religiose principali: in particolare la Chiesa Madre e la Chiesa di Sant’Anna.
La Facciata della Chiesa di Sant’Anna con uno scorcio di Piazza Orsini del Balzo, nel centro storico di Mesagne (Br).
Conferisce un fascino unico al borgo anche la forma a cuore dello splendido centro storico, composto da una fitta intersezione di vicoli.
Pianta del centro storico di Mesagne (Br)risalente al 1596.
FEBBRAIO 2020 – Durante gli scavi per il rifacimento dell’acquedotto del centro storico, in Piazzetta Sant’Anna dei Greci si è verificato il ritrovamento di cinque tombe antiche. In una di queste fosse sono stati scoperti i resti di due corpi: quello di una giovane donna che tiene stretto a se un bambino.
Si tratta di una immagine dal valere emotivo fortissimo, che dona ancora più lustro ad un ritrovamento di per se eccezionale.
L’immagine dei resti della donna e del bambino.
La Soprintendenza dei Beni Culturali di Brindisi, Taranto e Lecce ha comunicato che la scoperta è databile tra il XIII e il XV sec.
Fa effetto pensare che un gesto così amorevole e naturale sia rimasto nascosto per un periodo di tempo lungo almeno sei secoli. Chissà quante volte gli abitanti di Mesagne hanno camminato inconsapevolmente sulle chianche che coprivano l’abbraccio tra le due figure, che ora sono venute alla luce.
Gli scavi hanno portato alla conoscenza di tutti dei resti dal valore incalcolabile, emblema di quanto possa esser profondo il legame tra una mamma e un figlio, e il bene infinito che l’una vuole all’altro.
Il piccolo principe è il libro scritto dall’aviatore Antoine De Saint-Exupéry, pubblicato nell’aprile del 1943. Il racconto, strutturato come una fiaba, si pone l’obiettivo di promuovere un messaggio di amore e speranza per tutte le popolazioni che hanno subito gli orrori della seconda guerra mondiale.
Il narratore della trama è un pilota precipitato nel deserto del Sahara. In questa situazione assurda, egli incontra un giovane fanciullo biondo, dolce, dall’animo sensibile. Costui viene chiamato ”Il piccolo principe”. Quest’ultimo nota a sua volta che anche l’aviatore possiede un animo sensibile e perciò, fidandosi di lui, gli racconta tutta la sua storia:
Il piccolo principe vive su un asteroide chiamato B-612, talmente piccolo che spostandosi un po’ si può guardare il tramonto per tutto l’arco della giornata. Si prende cura del suo asteroide e sopratutto fa molta attenzione a preservare la sua rosa, il fiore più bello che abbia mai visto, tanto da tenerlo in una campana di vetro per non farla portare via dal vento.
La rosa però è molto vanitosa e questo guasta spesso il rapporto tra i due. Dopo l’ennesimo litigio il piccolo principe, sopraffatto da una sensazione di solitudine, decide di andare a visitare tutti i pianeti vicini.
Il piccolo principe che parla con la rosa. Dal film ”Il piccolo principe” (2015).
Nel viaggio che compie incontrerà una serie di personaggi particolari: il primo è un monarca che si sente il padrone dell’universo, mentre il secondo è un uomo alcolizzato. Poi sarà la volta di un uomo d’affari che conta le stelle con l’idea di possederle tutte.
Arrivato su un altro pianeta troverà un altro uomo che, per ogni minuto della sua esistenza, ha solo il compito di accendere e spegnere un singolo lampione. L’ultimo sarà un geografo, mai uscito dal suo pianeta, che gli consiglierà di andare a visitare la Terra.
Una volta atterrato sulla Terra il piccolo principe capita in un roseto, dove comprende che la sua rosa non è unica e quindi non è speciale. In questo momento di sconforto, però, incontra una volpe che decide di voler essere addomesticata. I due decidono di vedersi ogni giorno alla stessa ora, così da diventare speciali l’uno per l’altra.
Grazie alla volpe il piccolo principe capirà gli errori commessi con la rosa. Sarà proprio lei a proncunciare la celebre frase:
”non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi.”
Dopo di che il piccolo principe lascia la Terra, notando che l’affaccendarsi degli uomini è senza senso. Il piccolo principe termina di raccontare la sua storia all’aviatore e solo ora si accorge che è passato un anno dalla sua partenza. I due cercano insieme il serpente che con il suo morso può farlo tornare indietro. Una volta trovato l’animale, il protagonista si fa mordere e cade a terra senza far rumore.
Il libro si conclude con il narratore che invita chiunque passi da quei luoghi a contattare il piccolo principe.
La copertina del libro nell’edizione Newton Compton.
Come ogni opera letteraria anche questa ci lascia degli insegnamenti. Il primo è sicuramente riconducibile alla frase riportata precedentemente e pronunciata dalla volpe: ”non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi”. Essa vuol dire che ciò che è importante per noi non si può né vedere né toccare. Infatti l’amore, la compassione, la gratitudine, la pazienza, elementi essenziali della vita, non sono tangibili.
Il secondo insegnamento è: conosci te stesso per capire gli altri. Persone che vivono superficialmente il rapporto con la propria interiorità, che non sentono l’esigenza di diventare entro-nauti (in un epoca di astronauti) non riusciranno a vivere gli altri con armonia.
Il terzo grande insegnamento è che quando dedichiamo energie per qualcuno, come il piccolo principe con la rosa, finiamo inevitabilmente per innamorarci.
Altra morale del racconto risiede nella conoscenza delle persone, nell’entrare in un contatto stretto con esse. Ognuno ha qualcosa da insegnarci, ed è bene carpire tutti gli stimoli positivi possibili.
In fine: mantieni l’entusiasmo indipendentemente dalle esperienze vissute. Potrai perdere le battaglia ma vincerai la guerra con la perseveranza.
L’attimo fuggente è un film del 1989 che ha avuto come protagonista il grande Robin Williams.
L’opera cinematografica è ambientata nel 1959 in un college maschile d’élite Welton, in Vermont, New England. La narrazione è focalizzata su un gruppo di amici alle prese con gioie e dolori dell’adolescenza.
La routine scolastica di questi studenti diciassettenni viene completamente stravolta dopo l’arrivo di John Keating (interpretato da Williams), un docente di poesia inglese ed ex studente della scuola decisamente anticonformista. Grazie a lui, i quattro protagonisti, Neil, Todd, Knox e Charlie, scopriranno il valore reale della poesia, come un vero e proprio sentimento dell’uomo e non come elemento geometrico.
Il cast.
I ragazzi riporteranno in vita un gruppo “clandestino” di poesia, la setta dei poeti estinti (da cui deriva il nome inglese del film: Dead Poets Society), che avevano scoperto esistere già dagli anni in cui il professore da studente ne era stato il fondatore.
In seguito a questi cambiamenti, Neil cercherà di alimentare la passione per il teatro, nonostante l’ostruzione fatta dal padre. Quest’ultimo, in modo fortemente autoritario, gli imporrà di abbandonare le proprie aspirazioni. Il ragazzo, in completa disperazione, prenderà la pistola del padre e si suiciderà.
Il professor Keating verrà ingiustamente incolpato di aver provocato indirettamente il suicidio del giovane, mediante le proprie lezioni scolastiche, mirate ad enfatizzare le attitudini creative dei propri alunni.
Costretto a lasciare l’insegnamento, egli tornerà in classe solo per raccogliere i propri oggetti personali. Ed è proprio in questo punto che avviene una delle scene che ha fatto la storia del cinema, ovvero il gesto di omaggio di Todd, e dei compagni che lo imitano. Essi alla fine del film si alzeranno in piedi (sul banco) e citeranno le parole di Abramo Lincoln tanto care al professore: «O capitano! Mio capitano!».
La storia del romanzo inizia nel 1801 e tratta di Heathcliff, del suo amore per Catherine, e di come questa passione alla fine li distrugga entrambi.
Come detto precedentemente, infatti, tra i temi centrali del libro è presente l’effetto distruttivo che il senso di gelosia e lo spirito di vendetta possono avere sugli individui.
Heathcliff viene considerato come l‘eroe negativo di Cime tempestose. Questo aspetto è molto interessante perché mentre negli altri romanzi dell’Ottocento l’eroe è sempre senza macchia, in questo caso lo stereotipo viene rovesciato.
La storia è raccontata come una sorta di lungo racconto che Ellen Dean, o Nelly (la governante della famiglia) racconta al signor Lockwood, il nuovo affittuario di Thrushcross Grange; il finale è invece ambientato l’anno successivo alla partenza di Mr. Lockwood.