A Febbraio 2020 con l’inizio del COVID 19, l’artista tedesco Max Siedentopf pubblicò il suo dissacrante progetto fotografico How to survive a deadly global virus, in italiano Come sopravvivere a un virus mortale globale.
L’intento era quello di far riflettere su come la società fosse incapace di comprendere e affrontare in modo razionale un problema, schiava di comportamenti di massa.
Una delle foto che fanno parte del progetto artistico “Come sopravvivere a un virus mortale globale”.
E quale comportamento poteva essere quanto più di massa se non l’uso della mascherina?
A Novembre 2020 sembra essere inspiegabile come un artista ormai di fama mondiale abbia potuto sottovalutare il tema complesso di un virus così letale, e in quel momento ancora sconosciuto.
Ma, senza senno del poi, Siedentopf aveva dotato dei modelli di alcuni oggetti di uso comune utilizzandoli a mo’ di mascherina, tra cui una foglia di lattuga, una scarpa di marca, un reggiseno, un’arancia, e addirittura un barattolo di nutella.
Chissà cosa penserà adesso Siedentopfdella propria creazione !
Una molta che tiene ferma una lattuga sulla fronte di una donna, dal progetto di Siedentopf.
Chi è Max Siedentopf?
Maximilian Siedentopf (nato il 27 giugno 1991) è un artista, designer, editore e regista namibiano -tedesco. È noto per aver allestito un’installazione intitolata Toto Forever in the Namib Desert che consiste in un anello di grandi blocchi bianchi in cima ai quali siedono sei altoparlanti collegati a un lettore MP3 a energia solare configurato per riprodurre continuamente il 1982 canzone Africa della band americana Toto . La posizione esatta dell’installazione non è stata rivelata.
In foto: l’installazione intitolata Toto Forever in the Namib Desert.
Si tratta di un viaggio emozionale nella vita dell’artista messicana, sviluppato grazie alle curatrici dell’evento: Milagros Ancheita, Alejandra Matiz, Maria Rosso.
Un percorso che offre una prospettiva diversa, che racconta la vita professionale e personale di Frida, fatta di passione e talento.
Una narrazione artistica che ripropone gli scatti dei più grandi fotografi del tempo che hanno immortalato Frida Kahlo, i suoi abiti, le sue lettere, i film che la vedono protagonista, la ricostruzione degli spazi in cui visse, come lo studio e la camera da letto.
Tutto è racchiuso in una mostra affascinante in cui la realtà immersiva mette tutti in contatto con lo straordinario mondo dell’artista.
La locandina della Mostra.
INFORMAZIONI UTILI:
Orari e giorni di apertura:
Dal lunedì al venerdì: 09,30 / 19,30
Sabato e domenica: 09,30 / 21,00
ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura.
BIGLIETTI:
Intero: Feriali € 15 – Weekend e festivi 17
Ridotto (Possessori Card Musei Lombardia, Disabili e accompagnatori, Gruppi oltre 15 pax, Carta del docente, 18 App, Possessori abbonamento annuale ATM, Abbonati e clienti occasionali Trenord)
Feriali € 12
Weekend e Festivi € 14
Ridotto Speciale (Giovani fino a 14 anni, Universitari, Dipendenti del Comune di Milano con badge nominale, Giornalisti con tesserino ODG con bollino dell’anno in corso non accreditati)
Man Ray fu un personaggio anticonvenzionale e dagli innumerevoli interessi.
Amante dell’arte, gravitò prima intorno Dadaismoed in seguito alSurrealismo di cui lui diventerà il primo nonché uno dei più importanti fotografi.
Gradualmente la fotografia diventò uno dei suoi interessi principali.
Iniziò con i ritratti, dapprima molto formali, poi i suoi scatti diventarono sempre più ricchi e complessi, le regole iniziarono a cadere, il dettaglio poteva diventare il focus dell’immagine.
Ispirato dalle sue modelle, Ray dedicò anche molta attenzione al nudo femminile. I corpi, spesso rivolti di schiena mostrano le loro curve e la loro sensualità naturale, in pose poco o quasi per nulla artificiose.
La violon d ingres (1924)
Un altro aspetto che la fa da padrone nei nudi come nella maggior parte dei suoi scatti è l’uso delle luci. I contrasti spesso accecanti e la scala di grigi così limitata sono una scelta stilistica che sta a capo di una ricerca perseguita dall’artista/fotografo sul potenziale della luce.
Il culmine di questa ricerca sarà l’invenzione della “Rayografia” che fu scoperta casualmente durante le sue sperimentazioni di laboratorio nel 1921.
L’effetto finale è un’immagine dai contrasti fortissimi, dalle forme distorte e dall’aspetto spettrale.
Un altro tema ricorrente è l’uso della “Solarizzazione”, una pratica di sviluppo dei negativi i quali, drasticamente sovraesposti, vanno incontro ad un processo di inversione tonale che dona alla fotografia un aspetto unico e sbalzato.
Ritratto solarizzato
Le opere fotografiche dell’artista perciò assumono una connotazione sperimentale ed antepongono la forma ed il concetto di fronte alla bellezza propria o alla rappresentazione della realtà.
Ray con i suoi scatti dipinge perciò un mondo a parte dove le regole e le forme canoniche sono esasperate fino ad essere quasi irriconoscibili. Ma se si sa come guardare allora non si può che apprezzare la semplicità espositiva con cui l’artista crea significati complessi.
«Noi non ci incontriamo per bere e mangiare, ma per bere e mangiare insieme».
Plutarco Steve McCurry ha firmato e scattato alcune tra le foto più iconiche del nostro tempo. Tre anni fa la sua mostra, da tutto esaurito al botteghino sul tema che gli è tanto caro del ritratto di donna (l’Afghan girl, Sharbat Gula, fotografata in un campo profughi nel Pakistan del 1984 pubblicata dal National Geographic è la foto che indubbiamente gli ha dato più notorietà) era arrivata anche a Forlì, nelle sale dei Musei di San Domenico.
L’Afghan girl, Sharbat Gula
Dopo tre anni di assenza, il celebre fotografo vincitore per ben quattro volte del World Press Photo, ritorna nella città romagnola con una mostra dedicata al cibo. Circa 80 scatti, per la maggior parte mai esposti e stampati ora per la prima volta, conducono il visitatore in un viaggio fotografico tra Europa, Asia e America Latina. L’approccio è sempre quello antropologico che caratterizza McCurry, impegnato a raccontare per immagini, la bellezza della diversità. E in questo sistema il cibo diventa elemento universale per fare un giro del mondo attraverso modi di produzione, trasformazione e consumo, con particolare riferimento all’urgenza di contrastare gli sprechi, richiamando il diritto ad un’equa distribuzione delle risorse.
Nell’allestimento ideato da Peter Bottazzi le immagini sono accompagnate da video e scenografie, per vivere un’esperienza emozionale ed immersiva. Cinque sono le sezioni che seguono il ciclo di vita del cibo: tra scatti che mettono al centro la figura umana e altri che lasciano parlare gli odori, i colori, gli umori del cibo attraverso mercati, campi, luoghi di produzione e trasformazione della materia prima.
“Ogni fotografia di Steve McCurry cerca l’universale nel particolare – afferma la curatrice Monica Fantini – questo vale sia per le figure commoventi che consumano un pasto nella solitudine e nel dolore, sia per i frammenti di mercati in cui i pesci, la frutta e le spezie si fanno odori, suoni, sapori e partecipazione emotiva a una realtà che, nelle differenze, riporta all’uguaglianza degli esseri umani.”
Cibo è visibile a Forlì dal 21 settembre e lo sarà fino al 6 gennaio all’interno del Festival del Buon Vivere. Nel 2020 la mostra arriverà anche in altre città d’Italia e del mondo. Mentre in contemporanea, dal 13 settembre, le Gallerie Estensi di Modena ospitano un’altra mostra di McCurry, dal titolo Leggere, con l’allestimento di Biba Giacchetti e i testi di Roberto Cotroneo.
Informazioni mostra:
Sede: Forlì, Musei San Domenico, Piazza Guido da Montefeltro 12.
Orari:
Apertura: dal martedì alla domenica dalle ore 9.30 alle 19.00. La biglietteria chiude un’ora prima.
Chiusura: tutti i lunedì e il 25 dicembre ad eccezione del 6 gennaio
Aperture straordinarie: 24 e 31 dicembre dalle 9.30 alle 13.30. 1° gennaio 2020 dalle 14.30 alle 19. Il 26 dicembre dalle 9.30 alle 19.
Biglietti:
Intero: 12,00 euro
Ridotto: 10,00 euro
Convenzioni attive: Titolari Romagna Visit Card (RVC), Titolari Card Musei Metropolitani Bologna, Possessori biglietto di ingresso del MAF Forlimpopoli Soci Coop, Titolari di Conad Card.
Il BIGLIETTO INTEGRATO è valido per l’ingresso alla mostra e ai musei della Città (San Domenico e Palazzo Romagnoli).
Speciale: € 5,00 (per scolaresche delle scuole primarie e secondarie, bambini dai 6 ai 14 anni).
Biglietto speciale aperto: € 13,00 (Visiti la mostra quando vuoi, senza date e senza fasce orarie; puoi regalarlo a chi desideri).
Biglietto speciale famiglia 2 adulti e 1 bambino: € 24,00
Biglietto speciale famiglia 2 adulti e 2 bambini: € 26,00
Gratuito: per bambini fino ai 6 anni, un accompagnatore per ogni gruppo, diversamente abili con accompagnatore, due accompagnatori per scolaresca, giornalisti con tesserino, guide turistiche con tesserino.
Visite guidate (su prenotazione per gruppi di max 25 persone): Scuole e gruppi di diversamente abili € 55,00 (stima durata visita 1 h.), gruppi € 90,00 (stima durata visita 1 h.), in lingua € 110,00 (Inglese e Francese). Diritto di prenotazione: € 1,50 per i biglietti: intero, ridotto, gruppi; € 1,00 per i biglietti: ridotto speciale, scuole.
Visite guidata ad aggregazione libera: € 5,00 a partecipante oltre al regolare biglietto di ingresso. Tutti i giovedì alle 16.30 e i sabati alle 15.30 visite guidate per visitatori singoli e piccoli gruppi senza prenotazione. Ritrovo almeno 20 minuti prima della visita guidata presso la biglietteria della mostra