a cura di Alessia Amato

Nella Parigi della fine del XIX secolo, un dipinto riuscì in un’impresa che sembrava impossibile: scandalizzare l’alta società spingendo l’artista più amato dell’epoca ad abbandonare la capitale per cercare fortuna a Londra. Era il ritratto di Madame Gautreau, giovane moglie di un banchiere francese. Tanto bella quanto affamata di mondanità ed ascesa sociale.
L’autore:
John Singer Sargent era nato a Firenze nel 1856, figlio di un chirurgo americano Fitzwilliam Sargent e di Mary Newbold Singer, donna colta, appassionata d’arte e di letteratura. I genitori si erano trasferiti in Italia per soddisfare la curiosità che esercitava su di loro il vecchio continente. L’Europa era sinonimo di emancipazione e di crescita culturale in confronto al vuoto provincialismo americano. Sargent, incoraggiato dalla madre, iniziò a dipingere fin da giovane. Ma solo al 1884 risale il suo capolavoro meglio noto come “Madame X”: il ritratto di Madame Pierre Gautreau esposto al Salon di Parigi.

La modella del dipinto era la bellissima Virginie Amélie Avegno, una giovane americana moglie di un ricco banchiere francese. Donna ambiziosa e vanitosa, Virginie conduceva una vita non priva di pettegolezzi sul suo comportamento sia nella sfera pubblica che privata. Sargent insistette moltissimo per poterla ritrarre e, alla fine, lei accettò. Furono eseguiti numerosi studi sulla modella e, dopo un anno, l’opera vide la luce.
Nella tela di grandi dimensioni, su uno sfondo scuro, emerge la figura della protagonista in piedi e di profilo, con la mano sinistra appoggiata ad un tavolo. Indossa un abito di raso nero con un’ampia scollatura. Spicca, in netta opposizione al vestito scuro, la pelle di porcellana che Virginie accentuava spesso usando una cipria gessosa chiarissima. La torsione del busto, l’eleganza nel posare il braccio, lo sguardo fiero e distaccato evidenziano l’immagine di una donna orgogliosa della propria bellezza, classe e sensualità.

Quando la sala 31 fu aperta al pubblico, si gridò subito allo scandalo. La protagonista non era una donna qualunque ma Madame Gautreau che tutti conoscevano direttamente o per notorietà, una signora dell’alta società parigina che si metteva in mostra. Qui, attraverso le pennellate di Sargent, Virginie infrangeva il codice etico di un mondo non ancora pronto ad accogliere un’immagine così audace. Ciò che più destò scalpore, però, fu il particolare di una spallina dell’abito scivolata sulla spalla, “colpevole” di destare fantasie morbose. “Un solo movimento e potrebbe rimanere nuda” scrive, con qualche esagerazione Le Figaro
Sargent fu costretto a ridipingere la spallina e cambiare il nome in “Madame X” ma fu del tutto inutile perché la polemica non si placò. L’opera venne ritirata dal Salon, il pittore fuggì a Londra e Virginie venne esclusa dai salotti mondani ritirandosi a vita privata.

Tuttavia, molti anni dopo, il quadro ormai non scandalizzava più nessuno. Anzi, nel 1946, quando durante le riprese di un film sarà necessario abbigliare Rita Hayworth come una femme fatale, il costumista si ricorderà del contrasto cromatico tra l’abito di raso nero e la pelle bianca di Madame X. Eliminerà del tutto le spalline, aggiungerà i guanti lunghi dando vita ad una delle icone più sensuali della storia del cinema, Gilda.
Per Sargent, che vendette il dipinto al Metropolitan Museum nel 1916, resterà un capolavoro senza precedenti.