Un artista rinchiuso in un manicomio non può che trovarvi ispirazione per poi dar vita ad un’opera d’arte. Soprattutto quando questo artista è Vincent Van Gogh, uno dei più importanti e famosi esponenti dell’impressionismo.
Siamo a Saint Rémy in Provenza, la notte tra il 10 e l’11 febbraio del 1890; Van Gogh afferra un pennello e si lascia andare imprimendo sulla tela tonalità cupe, che si intonano perfettamente con il posto in cui egli si trova. Del resto qui l’anno precedente aveva già realizzato la Notte Stellata, altro capolavoro di pregevole fattura.
La nuova realizzazione prenderà il nome de La ronda dei carcerati: un numero consistente di persone formano un cerchio; sono i detenuti dell’istituto per disturbati mentali, in cui anche lui è rinchiuso.

Del resto lì le persone non sono viste come pazienti, ma come soggetti da tenere lontani dalla collettività. Nel 1890 ci troviamo in un tempo in cui i cosidetti pazzi erano considerati quasi una sciagura, dei malati irrecuperabili che andavano rinchiusi.
In effetti l’impressione che si ha a prima vista è quella che l’autore abbia voluto raffigurare un carcere, con dei detenuti che bazzicano nel cortile durante l’ora d’aria. Da qui probabilmente dervia il nome del dipinto.
Uno dei carcerati rivolge il suo sguardo all’osservatore; l’autore vuole che si noti questo personaggio, e infatti lo ritrae con i capelli biondi, mentre gli altri hanno il berretto. Sembra disperato in quanto le sue braccia cadono inerti lungo i fianchi, a differenza degli altri detenuti che le hanno poste nelle tasche o dietro la schiena.

Molto probabilmente quel personaggio è Van Gogh! Lui si differenzia dalla massa, capisce di essere come gli altri ma è costretto a ruotare insieme a loro, mentre un agente del manicomio e due signori vesiti in maniera borghese parlano con molta probabilità dei detenuti.
C’è un particolare però che in molti sottovalutato o che non notano nel dipinto. In alto vi sono due piccole farfalle che volano in alto, e che simboleggiano la speranza nel futuro e nel poter volare via da una condizione non adatta.
Cosimo Guarini per L’isola di Omero

Se si potesse dare spazio a chi infelice vive in un mondo parallelo che non capisce e che non gli appartiene fra persone che lo ritengono diverso e lo escludono da qualsiasi atteggiamento di carita’ , di amore , di compassione .
Avviciniamoci a queste persone senza pregiudizi o timore dando qualcosa di noi , saremo premiati da una nuova realta’ di bene che ancora non riusciamo a comprendere ma che solo nostro Signore Gesu’ ha saputo chiarire .