Abbiamo già affrontato in un altro articolo il tema del fascino proposto dall’Isola di Pasqua (in Cile), caratterizzata dalla presenza di enormi teste di pietra, chiamate moai, che guardano in direzione del mare.
Chi le ha costruite? E come? Ma soprattutto, perché?
La rivista scientifica statunitense Plos One, è riuscita a risolvere parte di questi enigmi.

In base ai sondaggi geologici eseguiti, pare che la gente della zona abbia posizionato i maestosi moai vicino alla fonte più vitale per l’umanità: l’acqua fresca. Gli archeologi hanno incrociato la posizione delle statue con la mappa delle risorse naturali dell’isola sperduta nell’oceano Pacifico, scoprendo così che c’era una corrispondenza significativa con le fonti di acqua dolce.

Insomma, le basi di moai si trovano «esattamente dove sgorgava l’acqua», utilizzata anche per coltivare la terra.
«Costruire le statue non era un comportamento inesplicabile, ma qualcosa che non solo era culturalmente significativo ma centrale per la loro sopravvivenza», sostiene il coautore dello studio Carl Lipo, professore di antropologia alla Binghamton University.
Rimane incredibile «quanta energia abbiano investito» per segnalare questa fonte vitale, mentre sarebbero bastate opere decisamente più piccole e meno impegnative.
Probabilmente questi monumenti «rappresentavano gli antenati divinizzati e celebravano la condivisione quotidiana delle risorse»: una sorta di inno alla vita e contemporaneamente un ringraziamento per quanto ricevuto, riconoscendo nell’acqua il bene più prezioso.