Donna che piange di Pablo Picasso, conservato al Tate Modern di Londra, è il risultato di uno studio meticoloso dispiegato in sue numerose versioni, conclusosi poi, nel 1937, con quest’ultima e peculiare riproduzione che andremo ad analizzare.

Anzitutto, la protagonista dell’opera è Dora Maar, forse la più nota amante del pittore spagnolo, soggetto anche di altre tele degli anni ’30 e ’40, di stampo realistico e cubista. Basti pensare alla figura che sorregge la lampada al centro di Guernica o al ritratto, sempre del 1937, che la vede seduta su una sedia a braccioli.

Donna che piange di Picasso: analisi
Donna che piange, Pablo Picasso.

La raffigurazione di una donna mesta, nasce dall’intento dell’artista che vuole dare alla femminilità l’accezione di introspezione psicologica senza ricorrere alla mera superficialità figurativa della donna stessa. In un certo senso Picasso, vuole sottolineare l’identità psicologica della donna, spesso considerata solo una musa dalla bellezza superlativa, ignorandone la sfera emotiva, abitata da pensieri e da sentimenti, al pari degli uomini, se non più profondi.

”La mia vita con Picasso” è il libro scritto da Françoise Gilot, la pittrice che per quasi dieci anni condivise il mondo e la vita del grande artista, diventando la sua musa.

Ordina a prezzo speciale ”La mia vita con Picasso” di Françoise Gilot cliccando QUI.

La scomposizione cubista “spalma” sulla tela la rappresentazione del volto della Maar, rigato dalle lacrime, circoscritto dal cappello rosso con un fiore blu e dalle mani intente ad asciugare il pianto.

Nonostante la matrice cubista e i colori netti, decisi la figura non è deformata; piuttosto la composizione sembra richiamare alla mente alcuni lavori di Henri Matisse, tra i quali potremmo citare Donna col cappello del 1905 e il contemporaneo (a Picasso) Signora in blu del 1937.

Antonella Buttazzo per L’isola di Omero