Era l’inverno fra il 1901 e il 1902 quando, fra le rovine della città di Susa (capitale dell’antico Elam), l’archeologo Jaques de Morgan scoprì una delle più antiche e vaste raccolte di leggi scritte: il Codice di Hammurabi.
Il re babilonese Hammurabi
Hammurabi fu il re di Babilonia, e regnò dal 1792 al 1750 a.C. . In seguito a varie vittorie estese l’impero dal golfo Persico, attraverso la valle del Tigri e dell’Eufrate, sino alle coste del mar Mediterraneo. Fece di Babilonia la capitale del regno e, dopo aver consolidato le sue conquiste, difese le frontiere e garantì la prosperità dell’impero.
Il Codice
Le 282 disposizioni furono scolpite con caratteri cuneiformi su una stele di diorite nera, alta più di 2 metri.
Alla sommità troviamo il re in piedi, che venera il dio della giustizia, seduto sul trono. Il dio porge ad Hammurabi il codice delle leggi, considerate appunto di origine sacre.

La lingua con cui è stato scritto è quella accadica, parlata in Mesopotamia.
Dopo il prologo iniziale, troviamo i 282 articoli che riguardano varie categorie sociali e di reati, che comprendono anche rapporti familiari, commerciali ed economici, edilizia, regole per l’amministrazione del regno e giustizia.
La struttura del Codice
- I processi (1-5).
- Alcuni reati contro il patrimonio (6-26).
- La scomparsa della persona fisica (27-32).
- Alcuni reati propri dei militari (33-36).
- I diritti reali (37-65).
- Disposizioni perdute (66-99).
- Alcune disposizioni su obbligazioni e contratti (100-126).
- La calunnia (127).
- Rapporti familiari (128-195).
- Alcuni reati contro la persona (196-214) (qui sono contenute le notissime disposizioni sulla legge del taglione, come le nn. 196 e 200 sulle lesioni agli occhi e ai denti).
- Altre disposizioni su obbligazioni e contratti (215-282).

La legge del taglione
Oltre all’organicità normativa, il Codice di Hammurabi deve la sua fama anche alla codificazione della cosiddetta legge del taglione.
Essa prevedeva che la vittima di un danno poteva infliggere all’autore dello stesso un danno in egual misura (il cosiddetto “occhio per occhio”). Ma questa disposizione era applicata con un’equità diversa rispetto a quella attualmente conosciuta.
La civiltà mesopotamica, infatti, era suddivisa in classi. Alla sommità della piramide sociale vi erano gli awilu (“uomini civilizzati”), cioè i nobili e coloro che esercitavano funzioni politiche e di governo. Seguivano i mushkenu (“coloro che si sottomettono”), uomini semiliberi e senza proprietà. Ultimi nella gerarchia erano i wardu, ossia schiavi e servitori, che potevano essere acquistati e venduti.
La gravità della pena era legata allo status sociale del responsabile.
Perché è così importante?
Si parla di una delle prime raccolte organiche di leggi a noi pervenute, che esplicita il concetto giuridico della conoscibilità e della presunzione di conoscenza della legge. Per la prima volta nella storia del diritto, i comportamenti sanzionabili e le pene corrispondenti vengono resi noti a tutti.
All’avanguardia rispetto ai tempi più moderni è la suddivisione del testo in articoli: ogni disposizione normativa del codice, infatti, è numerata, il che ne consente il richiamo in modo facile.
Dove si trova?
La stele costituisce uno dei gioielli della collezione di Antichità orientali del Museo del Louvre, a Parigi. Al Pergamonmuseum di Berlino, invece, ne troviamo una copia.