Quanto può pesare il globo terrestre? Ne sa qualcosa Atlante condannato da Zeus a portarlo sulle spalle. Questa statua del II sec. d.C è custodita nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli e risulta essere di particolare importanza per gli studi che su di essa sono stati condotti. Sul globo sono visibili le 43 costellazioni e i 12 segni dello zodiaco. La sfera celeste è raffigurata come vista dall’esterno e come se, l’osservatore, fosse situato fuori dall’universo.
Rinvenuta presso le terme di Caracalla a Roma intorno al 1546, non si conosce il suo autore ma si sa che essa è una copia romana di un originale greco databile al II sec. d.C. L’opera proviene dalla collezione di Paolo Del Bufalo e venne acquistata nel 1562 da Alessandro Farnese. Prima di giungere a Napoli nel 1786, entrando a far parte delle eredità accumulate da Carlo III di Borbone, la statua fu sottoposta al restauro di Carlo Albacini. A quest’ultimo si devono la testa, le braccia e le gambe.
Ma chi è Atlante? Diversi autori classici hanno scritto sul suo mito: Esiodo, Pindaro, Eschilo, Ovidio; Virgilio, Apollonio Rodio e altri. Atlante appartiene alla generazione divina anteriore a quella degli Olimpici e, in particolare, al ceppo degli esseri mostruosi e giganti. Per alcune tradizioni era figlio di Giapeto e dell’Oceanina Climene o Asia, mentre in altri miti era figlio di Urano e fratello di Crono. Atlante ebbe come figlie le ninfe Pleiadi da Pleinone e le Hyadi da Etra. Egli personifica la qualità della perseveranza e fu considerato nella fantasia popolare “colui che istruì gli uomini all’arte dell’astronomia”, insegnando loro le leggi del cielo per navigare in modo sicuro. Inoltre, è considerato la Divinità che, come chiaramente mostrato dalla sua iconografia, rovesciò i cieli intorno al proprio asse, permettendo la rivoluzione dei pianeti.
Il mito racconta: Crono e Rea avevano generato vari figli e figlie ma Crono li aveva divorati tutti, eccetto Zeus che era stato nascosto da Rea. Infatti, ella aveva ingannato il marito offrendogli una pietra avvolta nelle fasce al posto del figlio. Una volta cresciuto, Zeus chiese consiglio alla Titanessa Meti che gli suggerì di rivolgersi a sua madre Rea per ottenere l’incarico di coppiere di Crono. Rea acconsentì felicemente alla richiesta del figlio che mescolò alle bevande del padre l’emetico consigliato da Meti. Crono, dopo aver bevuto, vomitò la pietra, unitamente ai fratelli e alle sorelle maggiori di Zeus che gli chiesero di guidarli nella guerra contro i Titani e contro Crono che nel frattempo avevano scelto come loro capo Atlante. La guerra durò dieci anni e la Madre Terra profetizzò la vittoria di Zeus se egli si fosse alleato con coloro che Crono aveva esiliato nel Tartaro. Zeus, allora, uccise la vecchia carceriera del Tartaro e liberò i Ciclopi. I ciclopi premiarono Zeus e i suoi fratelli con le armi per vincere Crono. A Zeus fu data la folgore, Ade ottenne l’elmo per essere invisibile e Poseidone, il tridente. Con queste armi essi vinsero Crono mentre i giganti centimani contribuirono sotto una pioggia di sassi a far scappare il resto dei Titani superstiti. Allora Crono e tutti i Titani sconfitti furono esiliati nelle isole britanniche all’estremo occidente, sotto la sorveglianza dei giganti centimani. Alle Titanesse fu risparmiata la vita per intercessione di Meti e di Rea mentre Atlante fu condannato a reggere sulle spalle il peso di tutto il cielo.

Nella parte superiore del globo farnesiano, dove si trova l’emisfero boreale, non sono leggibili bene le costellazioni a causa del deterioramento del marmo. La parte inferiore, quella dell’emisfero australe o antartico che poggia sulle spalle dell’Atlante, è stata posta qui perché non si conoscevano le costellazioni di questa parte di cielo. Dopo Eudosso e Arato ci fu la redazione da parte di Ipparco di Nicea di un catalogo con la descrizione di 1080 stelle e, successivamente, con Tolomeo venne creato l’Almagesto, catalogo stellare dal nome arabo datato 140 d.C. e dedicato all’imperatore Antonino Pio. Sotto Antonino l’iconografia dell’Atlante si riveste di un ulteriore significato: l’Atlante è come l’imperatore, egli sostiene il peso della volta celeste così come questo l’impero. L’Atlante Farnese è attualmente visibile nella Sala della Meridiana del Museo, così chiamata per la presenza di una meridiana tracciata nel 1790 da Giuseppe Cassella.
Alessia Amato per L’isola di Omero