Venticinquenne, nel 1837 Charles Dickens inizia la pubblicazione a puntate di Oliver Twist su una rivista. Uscirà nel 1838. È un successo mondiale immediato – la prima traduzione italiana è già del 1840 – che proseguirà ininterrotto fino ai giorni nostri, con traduzioni, adattamenti per ragazzi, trasferimenti in altri media.

Sarà Dickens stesso a dare il via a un diverso uso del materiale del romanzo nelle sue tournée, che presenteranno rielaborazioni in forma quasi teatrale di scene ed episodi che, ritagliati dal contesto e dotati di una loro autonomia, suscitano un vero e proprio entusiasmo tra il pubblico.

Incentrato sulle alterne fortune del piccolo Oliver, il libro è una sorta di racconto fiabesco che sa descrivere la multiformità del mondo grazie anche a una mobilissima visione sottolineata dal continuo gioco di piani, che allarga e restringe il campo tra personaggi, classi sociali, società nel suo insieme; tra paesaggi rurali, panorami urbani, vie cittadine, caseggiati, botteghe e abitazioni… Un libro però che resta una grande favola e dove alla fine trionfa il principio del Bene.

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Oliver è un piccolo orfano che cresce in un istituto fino all’età di nove anni. Il suo primo lavoro è quello di aiutante in un’impresa di pompe funebri; dopo numerosi maltrattamenti, il ragazzo fugge a Londra dove, purtroppo, fa altri incontri poco fortunati. Entra così, nonostante si sia intuito fin dall’inizio del libro che sia di indole buona, a far parte di una banda di ladruncoli diretti dal perfido Fagin, un uomo senza scrupoli.

Solo Nancy, giovane donna legata ad uno dei malfattori, manifesta compassione nei confronti del piccolo Oliver che intanto, suo malgrado, viene costretto a seguire i nuovi compagni. Durante una delle scorribande del gruppo, il ragazzo viene accusato di furto in un’abitazione londinese. Per fortuna presto scagionato, Oliver viene ospitato dal signor Brownlow, proprio colui che era stato derubato ma che è colpito dalle condizioni fisiche in cui versa il piccolo protagonista.

Nella sua casa, Oliver è amorevolmente curato e ha la possibilità di farsi conoscere come un ragazzo buono e onesto. Purtroppo le peripezie non sono ancora finite: la banda dei malfattori si ripresenta e riporta Oliver al proprio rifugio. Da qui la storia è un susseguirsi di eventi che si fanno sempre più tristi ma anche risolutivi, con un lieto fine.

Il libro è scritto in modo di certo non attuale, ma ripropone temi e sentimenti che in realtà non hanno tempo e che quindi si leggono sempre volentieri.

Cosimo Guarini per L’isola di Omero