La Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto è l’opera simbolo per eccellenza dell’arte contemporanea e più specificatamente del genere che rappresenta, ovvero quello dell’Arte Povera.
Tra i più famosi esponenti di questa corrente artistica – che si propone di realizzare opere con materiale di uso comune, organico, di scarto – Michelangelo Pistoletto, con la sua ricerca artistica, analizza la spazialità impossibile da ritrovare in supporti come la tela.
La Venere degli Stracci è un’installazione del 1967, che consiste in una scultura estratta dal calco della Venere con Mela di Thorvaldsen (1770-1844), artista danese rappresentante del Neoclassicismo. Posta di schiena con le mani in avanti, la dea sembra farsi strada tra le vesti disposte dinanzi a lei; stando alle parole dell’artista:
”Gli stracci rappresentano il passaggio delle persone dentro tutti questi vestiti, questi vestiti ormai degradati. La Venere, venendo dal passato come simbolo di bellezza e di speranza, ridà vita, rigenera questi stracci”.
La foto è stata scattata da Antonella Buttazzo in occasione dell’ installazione dell’opera presso il Museo Castromediano di Lecce (dal 22 dicembre 2019 al 31 marzo 2020 .
Ciò che salta agli occhi dello spettatore è lo stridente accostamento tra la bellezza femminile idealizzata, e l’esplosione di stracci distesi davanti a lei.
Il paradosso creato da Pistoletto vede perciò una Venere affaccendata in una folle ricerca di qualcosa di importante che ha perso, in un mucchio di cenci destinati ad umili usi. Forse quel qualcosa è l’ideale, un ideale che negli anni ’60, momento in cui, ricordiamo, è stata concepita l’installazione, ha mosso una generazione in contestazioni, in ripartizioni sociali.
Forse, l’opera incarna proprio quel bisogno di ridimensionare il sistema sotto tutti i fronti umani, un bisogno che ha ‘’scomodato’’ anche una divinità.
Antonella Buttazzo per L’isola di Omero