Nella cultura di massa l’espressione ‘vaso di Pandora’ viene usata come una metafora, per riferirsi all’improvvisa scoperta di un problema o di un male nascosto che una volta emerso non è più possibile celare.
Ne “Le opere e i giorni”, un poema dello scrittore Esiodo, si narra che Zeus donò a Pandora un vaso contenente tutti i mali del mondo, con la raccomandazione di custodirlo e di non aprirlo per nessuna ragione.
Ma la sua forte curiosità la spinse a dischiuderlo, e da quel momento tutti i mali si diffusero sull’umanità; in fondo al vaso rimase solo la “speranza”. Da qui deriverebbe anche il detto ‘La speranza è l’ultima a morire’.
Vari sono i miti che narrano l’episodio del vaso di Pandora, ma il suo significato simbolico rimane sempre lo stesso.

Il mito
Zeus, capo degli dei, in seguito alla spartizione delle carni di un bue sacrificato, donato ai mortali invece che agli dei, decide di togliere agli uomini le loro sorgenti di vita, tra cui il fuoco, condannandoli al duro lavoro e al sacrificio.
Il titano Prometeo, un eroe che possiede il coraggio e l’abilità di sfidare gli dei, ruba con l’inganno il fuoco (simbolo di conoscenza) a Zeus per donarlo all’umanità, in modo da rendere gli esseri umani più responsabili e indipendenti rispetto agli dei, i quali erano considerati tiranni capricciosi.
Così Zeus, scoperta la colpevolezza di Prometeo lo punisce, lo incatena ad una rupe, con lacci inestricabili, e dispone che ogni giorno un’aquila gli divori il fegato, che poi ricresce.

Per punire gli uomini invece, ordina ad Efesto di dar vita a una figura simile esteticamente alle dee immortali. La creatura viene resa bellissima da Afrodite, Era le insegna le arti manuali ed Apollo la musica, e oltretutto possiede ogni sorta di virtù, tra cui astuzia e curiosità; ma allo stesso tempo viene creata con un’indole ingannatrice.
Il suo nome è Pandora, cioè colei che tutti gli dei hanno portato in dono, e rappresenta l’archetipo di tutte le donne. Infatti, nonostante nei testi greci non ci sia un’esplicita menzione, si narra che nel mondo primordiale l’umanità fosse formata solo da maschi.
Successivamente Ermes viene incaricato da Zeus di condurla da Epimeteo, fratello di Prometeo, insieme al dono di un vaso.
Egli cade nella trappola architettata dagli dei, si lascia sedurre, ignorando le raccomandazioni del fratello di non accettare nessun regalo da Zeus, e la sposa. Si accorgerà poi dell’inganno quando sarà troppo tardi.
Pandora, infatti, non resistendo più alla curiosità, apre il vaso; in quel momento, ogni sorta di doloroso affanno (vecchiaia, gelosia, vizi, menzogna, odio, malattia) si riversa sul genere umano , condannandolo ad una vita di sofferenze.
Ma la speranza, rimasta precedentemente sul fondo del vaso, alla fine esce.
Simona Lamarmora per L’isola di Omero