La Colazione sull’erba è uno straordinario olio su tela, realizzato nel 1863 da Edouard Manet (Parigi, 23 Gennaio 1832 – Parigi, 30 Aprile 1883), ed attualmente custodito presso il museo d’Orsay di Parigi.
Il dipinto sembra raffigurare una mattinata tranquilla nei pressi di una radura costeggiata dalla Senna, ove i tre personaggi principali hanno consumato la prima colazione con leggerezza e spensieratezza.

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Vi sono due uomini vestiti secondo la moda cittadina del tempo, il che permette di identificarli sin da subito in quanto signori abbastanza abbienti. È evidente, inoltre, la scelta tattica del pittore di mostrare un margine di dialogo fra i tre personaggi, il quale però viene ben presto interrotto da un’attenta analisi che li sorprende tutti intenti ad osservare altro. Essi sono rapiti dalla bellezza di tale paesaggio, probabilmente.
Tutti, eccetto la ragazza che siede accanto a loro, poiché sembra invece essersi accorta di uno spettatore al di fuori del quadro, al quale rivolge un sorriso malizioso.

Si tratta di Victorine-Louise Meurent, la modella prediletta di Manet, che nonostante la sua nudità appare totalmente a suo agio. Da molti è stata descritta come una donna assolutamente contemporanea, libera e nient’affatto libertina. Infatti , a differenza di quanto possa inizialmente apparire, essa non appare già nuda nella scena, bensì denudata e probabilmente in procinto di fare un bagno, come dimostrano gli abiti posti accanto a lei.

Qui, inoltre, l’artista ha dato vita ad una splendida rappresentazione di natura morta, proprio con ciò che della colazione è avanzato.
Ancora una volta, possiamo affermare con certezza che i due uomini sembrano poco attratti anche da lei.
Infine, appare in lontananza una quarta figura splendidamente illuminata dalla luce del sole. Il contrasto delle luci è evidente anche grazie alle sue vesti candide (si tratta probabilmente di una camicia da giorno).
L’enigmatica figura, tuttavia, è fuori dalla scena che racchiude i primi tre personaggi, come afferma la sua posizione nel ruscello.
Ancora in questo angolo di paesaggio, compare un fringuello in volo che dona realismo all’intera opera, oltre che quel pizzico di libertà utopica che già le si voleva attribuire.
Angela Cerasino per L’isola di Omero