Una serie di ostacoli si frappongono tra Ulisse e Itaca. Ad un certo punto, egli per arrivarci deve scegliere fra due rotte impossibili: la prima passa fra gli scogli battenti che distruggono le navi maggiormente imprudenti; la seconda attraversa uno stretto canale fiancheggiato su di un lato da un mostro marino antropofago chiamato Scilla, e sull’altro da un grande vortice nominato Cariddi.


Ulisse sceglierà di evitare le rocce battenti e di andare verso le stretto di Scilla e Cariddi, ovvero lo stretto di Messina. Qui l’eroe si troverà davanti ad un bivio: optare fra la morte sicura di alcuni dei suoi uomini o quella di tutti. Per preservare la vita del maggior numero di naufraghi, riterrà opportuno dover passare più vicino a Scilla.
Appena imboccato lo stretto, il cielo ad un tratto diventerà nero e la nave verrà investita dalle onde.
Ulisse guida la rotta lontano da Cariddi, ma d’un tratto dall’altro lato Scilla colpisce l’equipaggio fino a che sei uomini vengono divorati.
Per Ulisse è il momento peggiore di tutto il viaggio. Si sente impotente, ed è cosciente di aver causato la morte dei suoi collaboratori.
La morale: Anche il più umano dei comandanti dovrà scarificare qualche uomo pur di completare la missione.
Cosimo Guarini per L’isola di Omero