Il 23 gennaio 1989 moriva Salvador Dalì, uno dei più grandi artisti del Novecento inventore del metodo paranoico-critico ed una delle personalità più influenti e poliedriche del suo tempo. In occasione dei trent’anni della sua morte, a Matera fino al 30 novembre 2019 sarà possibile visitare la mostra intitolata “La Persistenza degli Opposti” un percorso espositivo pensato per rappresentare i principali dualismi concettuali dell’arte di Dalì. L’artista spagnolo era un uomo di opposti e tale fu la sua filosofia. I quattro temi scelti per il percorso museale sono: il Tempo, gli Involucri, la Religione e la Metamorfosi.

Originale e provocatorio, nel corso della sua carriera durata oltre 70 anni, Dalì realizzò più di 1500 dipinti, oltre ad illustrazioni per libri, litografie, sculture, costumi e scenografie teatrali. La sua eredità artistica è immensa ed influenza ancora oggi il mondo dell’arte contemporanea. La sua esperienza è stata l’ultima a mettere l’Europa al centro della scena artistica mondiale prima dell’avvento della Pop Art che avrebbe spostato l’attenzione Oltreoceano.
Bergson agli inizi del 1900 pose un problema che venne subito recepito dalla letteratura: cosa succede, dunque, se il tempo condiviso non coincide con il tempo percepito?
Il flusso del tempo può essere colto nella “Persistenza della Memoria” di Salvador Dalì. In uno dei tanti paesaggi di Port Lligat, caratterizzato dagli scogli aguzzi della Costa Brava sullo sfondo e da un ulivo secco e malinconico in primo piano, il pittore spagnolo immagina tre orologi come oggetti inattesi, sottratti alla realtà quotidiana. Questi orologi vengono deformati dallo sguardo delirante di un sogno prodotto dall’inconscio dell’artista e suggerito dalla presenza di un occhio dalle lunghe ciglia che giace addormentato. Nella persistenza della memoria un orologio è sospeso ad un albero, un altro è adagiato su un parallelepipedo, un terzo è avvolto a spirale intorno ad una strana forma ed un quarto, l’unico non alterato, è ricoperto di formiche.

Dalì associa ed altera liberamente gli orologi, protagonisti dell’opera: i due dilatati ricordano che la durata di un evento può ingrandirsi nella memoria, secondo quanto sosteneva lo stesso Bergson. Il terzo orologio è il simbolo del modo in cui la vita distorce la forma geometrica del tempo meccanico. Essi, sul punto di sciogliersi al sole, rappresentano, perciò, l’aspetto psicologico del tempo il cui trascorrere, nella percezione umana, assume una velocità diversa che segue solo la logica dello stato d’animo e del ricordo. L’unico orologio non deformato ricoperto di formiche, che sembrano divorarlo, indica l’annullamento di un tempo cronologico piegato alle esigenze quotidiane.
La deformazione delle immagini è un mezzo per mettere in dubbio la razionalità, che vede gli oggetti sempre con una forma chiara e definita. Nella persistenza della memoria, Dalí invita l’osservatore a riconsiderare la dimensione del tempo e della memoria, nella quale il prima e il dopo si contaminano reciprocamente.
Alessia Amato per L’isola di Omero