In tutto il suo spettacolare lirismo poetico, Il bacio, del pittore italiano Francesco Hayez (Venezia, 1791- Milano, 1882) si impone come autentico manifesto dell’arte romantica italiana.
L’opera presenta, apparentemente, la passione di un fuggevole bacio fra due innamorati. L’ambientazione è quella tipica medievale, come si può ben cogliere dai costumi dei personaggi e, non meno, dall’interno del castello che in un solo quadro racchiude una serie di peculiarità.
Innanzitutto, alla destra dei due amanti, vi sono tre scalini che lasciano intendere una soluzione negativa o, quanto meno, presagiscono l’interruzione del momento romantico. Allo stesso modo, la loro sinistra è occupata da una colonna che anticipa un arco gotico. La scena, dunque, non appare affatto chiusa, al contrario essa annuncia una sorta di fuga.
Fra i due personaggi, però, sembra essere l’uomo a percepire questo attivismo, poiché caratterizzato da una flessibilità che si coglie sia dalla sua postura (la gamba poggiata sul primo scalino), sia dal modo con cui trattiene il viso della donna in questo intenso bacio.

Al contrario, il corpo dell’amata è completamente assuefatto dalla situazione. Essa si lascia travolgere completamente, mostrandosi in tutta la sua arrendevolezza.
A porsi in contrasto con la sensualità dei corpi avvinghiati, è anche la presenza di un pugnale che si intravede grazie al movimento dell’uomo. Ciò potrebbe voler annunciare una dipartita, pertanto il bacio diviene angoscioso e drammatico.
Nonostante, come precedentemente annunciato, vi siano due punti di fuga, l’uomo sembra prediligere quello alla loro destra, dove vi sono i tre scalini posti in una struttura diagonale rispetto ai corpi.

Prescindendo lo schema geometrico e prospettico, una fuga a sinistra non rassicurerebbe neppure lo spettatore, poiché si intravede una misteriosa ombra sul fondo dell’arco. Vi sono state molteplici interpretazioni che, tuttavia, non sono state utili a spiegare di chi sia questa fantomatica ombra. Pare, comunque, si tratti dell’ombra di una domestica.
Dunque, dopo un primo veloce sguardo, la scena appare sensuale e passionale, mentre, mediante un’analisi più attenta, il dipinto si mostra più cupo.
Molto felice è, invece, il cromatismo del dipinto, caratterizzato dal rosso/ marrone degli abiti di lui e dal celeste di quello di lei, che spiccano fra i colori tenui delle mura. Si può affermare sia frutto dell’eredità di Giorgione e Tiziano Vecellio.
L’opera, però, non si limita a ciò, poiché sottintende degli aspetti cruciali di un periodo contrassegnato da ideali nazionalistici – patriottici, in virtù dei quali molti hanno potuto vedere il riflesso di un’Italia unita che vi sarà a breve.
Il grande capolavoro di Hayez è oggi conservato presso la Pinacoteca di Brera, la quale gli conferisce sempre la luce perfetta per la contemplazione e uno spazio adatto per sognare, seppur con qualche titubanza, un lieto fine.
Angela Cerasino per L’isola di Omero