Non si può comprendere l’arte di Frida Kahlo senza conoscere la sua vita. Affetta da schiena bifida, rimase gravemente ferita in un incidente che la coinvolse quando aveva 18 anni. A cause delle numerose fratture, dovette subire 32 interventi che la portarono a trascorrere diversi mesi immobilizzata a letto ed è proprio in questo periodo che iniziò a dipingere autoritratti e consolidò il suo percorso introspettivo, che rese visibile attraverso un ampio apparato simbolico.
Iconico della sua arte è Autoritratto con collana di spine e colibrì, realizzato nel 1940, dopo un periodo di crisi con il marito, il muralista Diego Rivera.

Autoritratto con collana di spine e colibrì
La posa è frontale, il mezzo busto si staglia su uno sfondo anti – naturalistico, mentre il collo è stretto e ferito da una collana lignea innestata da spine. La corona di Cristo, simbolo di penitenza e di dolore, è indossata da Frida e le trafigge il collo, facendolo sanguinare, mentre il difficile rapporto col marito, fatto di tradimenti da ambo le parti, viene raffigurato con il colibrì, simbolo della prigionia affettiva nella quale Frida si sentiva costretta. Nessuna emozione traspare dal volto della pittrice: su di lei regna l’apatia, la compostezza di chi si arrende e accetta la sua situazione. La scimmia alle sue spalle rappresenta invece il figlio tanto cercato e mai arrivato, mentre gli altri animali sono visualizzazioni del male e dell’aspirazione alla libertà dalla sofferenza fisica e psicologica.
Affetta da irsutismo, Frida Kahlo non ha mai cercato di eliminare la peluria che le ricopriva il volto, esibendola nei suoi autoritratti come tratto distintivo e manifestazione della componente caratteriale maschile, parte integrante del suo essere femminile.
Rosa Araneo per L’isola di Omero