Sfumata la commissione delle nuove porte bronzee del battistero fiorentino bandito dal concorso del 1401, Filippo Brunelleschi si prefissò l’obiettivo di voler perfezionare la sua cifra stilistica e per farlo, andò a Roma, definita all’epoca ‘’la culla delle Arti’’.

Lì, il Brunelleschi, come raccontò il suo biografo Antonio Manetti, «…nel guardare le scolture, come quello che aveva buon occhio ancora mentale e aveduto in tutte le cose, vide el modo de murare degli antichi e le loro simetrie, e parvegli conoscere un certo ordine di membri e d’ossa molto evidentemente», prefigurando così, in un certo senso, la problematica che divampò a Firenze nel primo quindicennio del Quattrocento circa la progettazione della cupola di Santa Maria del Fiore, dalla quale derivò la consacrazione del mito di Brunelleschi come architetto.

Dopo svariati progetti presentati, in occasione del concorso bandito nel 1417 dall’Opera di Santa Maria del Fiore (l’istituzione che si occupava di monitorare i livori di costruzione del duomo e del campanile di Firenze), quello ‘’a uovo di colombo’’ del Brunelleschi ne risultò il più consono.

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La rivoluzionaria innovazione consisteva nel voltare la Cupola senza armature, per mezzo di numerosi elementi. Anzitutto, furono sovrapposti tra loro i cerchi concentrici di mattoni e pietra in prossimità del tamburo; furono inseriti otto costoloni in marmo per irrobustire la cupola e alternarli alle ‘’vele’’ (cioè gli spicchi della cupola); ma soprattutto, la presenza di due cupole con intercapedine, di cui quella interna, più spessa, fu realizzata con la trama a spina di pesce e quella esterna, più ampia e leggera, ne ricoprivano la funzione strutturale (da qui l’aggettivo autoportante) e di copertura.

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Quanto alla sommità della Cupola invece, svetta la lanterna conica, progettata dal Brunelleschi stesso, ma realizzata e collocata nel 1446, anno in cui l’architetto morì.

Un’importante menzione va fatta anche della decorazione interna della Cupola, realizzata ad affresco, tra il 1572 ed il 1579 da Giorgio Vasari e Federico Zuccari, che presenta lo stesso tema iconografico del Battistero: il Giudizio Universale.

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Antonella Buttazzo per L’isola di Omero