L’infinito è una lirica scritta da Giacomo Leopardi, uno dei principali autori della letteratura italiana.
La stesura definitiva risale al 1818/19, quando il poeta risiedeva nella sua città natale: Recanati.
I luoghi della giovinezza hanno significato tanto per lo scrittore. Una fanciullezza segnata dallo ”studio matto e disperatissimo” sotto il controllo del padre Monaldo.
Una saluta cagionevole già dall’infanzia, l’amicizia con il grande Pietro Giordani, ed un talento innato hanno contribuito a formare un fine intellettuale capace di segnare la storia culturale d’Italia.
Un intellettuale che a Recanati è riuscito a volare fino all’Infinito per scrivere la seguente opera:
«Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.»

Cosimo Guarini per L’isola di Omero