Figure imponenti come sculture che abitano ambienti di pura perfezione geometrica: è questa la sintesi artistica di colui che ha tentato, prima di tutti, prima di Leonardo, di generare quella realtà armonica che sarà croce e delizia degli artisti più grandi.
Piero della Francesca ha vissuto a cavallo tra Umanesimo e Rinascimento e, come uomo di frontiera, è andato alla ricerca di nuove conoscenze che potessero determinare il suo stile, così matematico e preciso da risultare a volte contemporaneo.
La sua opera principe è il Battesimo di Cristo, in cui la ricerca geometrica dell’aurea armonia va di pari passo con la potente semplicità del testo evangelico che pervade tutta la tavola.

Infatti si tratta di una sacra rappresentazione tratta dal Vangelo di Matteo: al centro della tavola, posto sulla bisettrice, è il Cristo con le mani giunte nell’atto di ricevere il battesimo da San Giovanni Battista su una sponda del fiume Giordano, mentre lo Spirito Santo sotto forma di colomba bianca discende sul capo del Salvatore.
I tre personaggi sulla sinistra alluderebbero alla conciliazione tra la Chiesa d’Oriente e la Chiesa d’Occidente, mentre il paesaggio di fondo dovrebbe rappresentare la valle del Giordano che però Piero trasforma in un omaggio alla sua terra natia, Borgo San Sepolcro. La cromia dell’insieme acuisce l’armonia: i colori, nel passaggio dalla tonalità più forte alla più tenue, contribuiscono a rendere la profondità prospettica.
Le figure plastiche dai volti imperturbabili appaiono statiche, non esprimono drammaticità emotiva, piuttosto un’armonia d’insieme enfatizzata dalla presenza di una luce universale, priva di forti contrasti chiaroscurali.
Piero della Francesca ha guadagnato un posto importante della Storia dell’Arte, per la preziosità del suo disegno, per la robusta plasticità della sua forma e per la luce del suo colore, una pittura intesa non tanto a emozionare il cuore quanto l’intelletto.
Rosa Araneo per L’isola di Omero